
Vuelta a Espana 2020: il riepilogo
I VINCITORI
Dopo quanto accaduto a La Planche des Belles Filles, correre la penultima tappa della Vuelta in maglia roja con la pressione addosso non è stato certo facile per Primož Roglič, il quale è comunque riuscito a resistere all’assalto di Carapaz: speriamo per lui che si tratti di una liberazione definitiva da quei fantasmi. Lo sloveno ha dimostrato ancora una volta di essere un corridore completo: buonissimo scalatore, capace di ottime prestazioni a cronometro, dotato anche di uno spunto veloce superiore rispetto alla media dei rivali. Il corridore della Jumbo ha dimostrato anche di essere anche sveglio in quanto ha imparato dai suoi errori, aumentando il proprio vantaggio, anche grazie agli abbuoni, tutte le volte che c’è stata la possibilità di farlo. Va comunque sottolineato il fondamentale apporto della sua squadra. Dato che la classifica a punti è stata dominata dallo stesso Roglič, l’altro vincitore è Guillaume Martin della Cofidis. Probabilmente il francese non ne aveva per restare nella Top 10 della Generale, o forse aveva già deciso di puntare alla maglia a pois. Indipendentemente da ciò, il risultato è stato ottenuto andando a prendere gran parte dei punti disponibili nei tanti GPM di questa Vuelta. Una volta avuta la conferma aritmetica della pois blu nella terzultima tappa, torna in fuga per cercare la vittoria di tappa, che però non arriva.
GLI SCONFITTI
Ci dispiace per diversi motivi, soggettivi e oggettivi, ma tocca a Richard Carapaz vestire i panni dello sconfitto. Oggettivamente è arrivato secondo ed è stato il solo corridore a vestire la maglia rossa oltre a Roglič, al quale l’ha strappata per ben due volte. Soggettivamente, invece, va detto che a inizio corsa non era del tutto chiaro il suo ruolo nelle gerarchie rispetto al compagno Froome. Difficile quindi considerare sconfitto uno che senza partire con i favori del pronostico ha staccato nelle due salite più dure (Alto de l’Angliru e Alto de la Covatilla) il vincitore, ma tant’è. Davvero deludente, invece, la Vuelta di Tom Dumoulin, arrivato in Spagna quasi con i gradi di capitano. Infatti, c’era chi pensava a una staffetta con Roglič dopo il Tour, ma l’olandese ha mostrato una forma per nulla brillante e ha abbandonato anzitempo la corsa senza dare il proprio contributo alla squadra, cercare una vittoria di tappa o ripiegare sulla maglia di miglior scalatore. Un altro sconfitto, seppur con dei distinguo, è Sam Bennett. Pur avendo dimostrato di essere il velocista più forte in una corsa che tradizionalmente presenta poche occasioni per gli sprinter, il suo bilancio nelle quattro chances avute quest’anno dalle ruote veloci è negativo. Nelle prime due conferma i pronostici, salvo essere declassato per condotta irregolare nella seconda. La terza la manca in quanto non riesce a tenere il forcing del gruppo. Sul traguardo di Madrid, infine, rinnova la sfida ad Ackermann, che questa volta lo batte sulla strada al fotofinish. In ordine è il quarto velocista nella classifica a punti, preceduto da Ackermann, Philipsen e Cort Nielsen.
I PROPOSITIVI
In ogni Grande Giro di questa strana stagione 2020 abbiamo visto uno o più giovani tentare il colpaccio e un paio di questi ci sono pure riusciti. In questa Vuelta è stato il turno di Hugh Carthy, autore di una bellissima cavalcata con tanto di vittoria sull’Angliru. Il giovane inglese ha vestito i panni del capitano senza sfigurare e ha ottenuto un meritatissimo podio. Restando nelle isole britanniche, nelle prime frazioni, l’immortale Daniel Martin è rimasto sempre con Roglič e Carapaz, togliendosi anche lo sfizio di batterne uno o entrambi. A 34 anni suonati, l’irlandese si è riscoperto uomo da Grandi Giri ottenendo il suo miglior piazzamento, ai piedi del podio. A impressionare anche lo scalatore francese David Gaudu, vincitore di ben due frazioni, cosa non affatto scontata. Dopo le buone prestazioni del 2019 continueremo a tenerlo d’occhio nel 2021.
I MOMENTI
A differenza delle altre grandi corse a tappe, i momenti davvero decisivi non sono avvenuti sulle grandi montagne, vedi Angliru e Covatilla. A fare la differenza in favore di Roglič sono state le tappe vinte con abbuoni ad Arrate, Moncalvillo e Suances, oltre alla cronometro di Mirador de Ezaro, e il secondo posto di Ciudad Rodrigo. Senza abbuoni, al netto di tappe di montagna e cronometro, la differenza tra lo sloveno e Carapaz sarebbe di soli 8”, ma in favore del corridore della Ineos.
LE SQUADRE
Come spesso accade, non sappiamo bene se lodare o sminuire la Movistar, che vince ancora una volta la classifica a squadre. Per più di metà della corsa, precisamente fino all’undicesima tappa, hanno tre uomini in Top 10. Alla fine restano soltanto in due, Mas e Valverde, con Soler nei primi venti ma con una tappa vinta. Vittoria che per il primo anno dal 2010 sfugge a Don Alejandro, mentre Mas non ci prova nemmeno pur dominando la classifica dei giovani. A parte la Jumbo-Visma, che ha vinto più di tutti, un’altra squadra che merita la citazione è la EF Pro Cycling, capace di vincere tre tappe con tre corridori diversi: Woods, Carthy e Cort Nielsen.
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