
Moreno Argentin e la Liegi italiana
È risaputo che la stragrande maggioranza degli immigrati italiani in Belgio sia concentrata a Liegi, dove tutt’oggi si trova una folta comunità italiana che negli ultimi 35 anni si è emozionata per le vittorie italiane alla Decana, la Liegi-Bastogne-Liegi. Fino ai primi anni ‘80, l’ultima classica di primavera, nonostante avesse il primato di corsa più antica nel calendario ciclistico internazionale, viveva sotto l’ombra della Freccia Vallone, che fino a quel momento era considerata più importante.
Le prime vittorie italiane alla Liegi arrivano relativamente tardi: ad aprire le danze Carmine Preziosi nel 1965, segue Silvano Contini nel 1982 prima di passare al mitico tris di Moreno Argentin tra il 1985 e il 1987. Argentin è stato uno dei migliori interpreti delle classiche negli anni ‘80 e nella prima parte della decade successiva: oltre alle quattro Liegi vinte, egli può vantare un palmares di tutto rispetto, con un Mondiale nel 1986, un Lombardia, un Fiandre, tre Freccia Vallone, tredici vittorie di tappa al Giro e due successi al Tour.
Fino alla Doyenne, la primavera del 1985 era stata amara per i colori azzurri con Moser e Saronni, in fase calante rispetto agli anni passati, che vengono sconfitti sui prestigiosi traguardi di Sanremo, Roubaix e Huy. La startlist di quella Liegi faceva paura: Hinault, Lemond, Fignon, Kelly. Ma questi grandi corridori sono colti di sorpresa sulla Redoute da una fiammata di del corridore che vestiva la maglia arcobaleno conquistata a Barcellona nell’annata precedente, Claude Criquielion. I più lesti nel seguirlo sono Argentin e Stephen Roche, che si appiccicano alla ruota del belga, il quale tenta disperatamente di evitare una volata sul Boulevard de la Sauvenière (non si arrivava ancora ad Ans) senza successo: Argentin castiga entrambi, la Liegi numero 71 è sua.
Il 1986 si apre con la storica polemica di Beccia alla Sanremo e i flop dei nostri sia sulle pietre che a Huy. Il rischio di una disfatta nelle tanto amate quanto odiate classiche di primavera era concreto, almeno fino al 20 aprile, data della 72a edizione della Decana. Ancora una volta l’attacco decisivo è condotto sulla Redoute da Adrie van der Poel (padre di Mathieu e David), che si porta dietro un gruppetto ben assortito con l’azzurro, Pedersen e Criquielion, e anche in quell’occasione il nativo di San Donà di Piave è abile nello sbarazzarsi dei rivali in volata.
La primavera seguente, dopo aver chiuso il 1986 assicurandosi il diritto di vestire la maglia iridata per i successivi dodici mesi a Colorado Springs, Argentin è vittima di telefonate anonime nella notte antecedente la Sanremo e decide di disertare la corsa. Non andiamo granché bene nelle classiche in quegli anni, con l’era Moser-Saronni ormai conclusa e i magnifici anni ‘90 che dovevano ancora arrivare, l’unico in grado di farci gioire è proprio il veneto, ancora una volta alla Decana. Questa volta Moreno non rimane con i migliori sulle côtes: ad andare via sono infatti Roche e Criquielion, che iniziano a studiarsi troppo presto sul rettilineo finale e non si accorgono che dietro, tra moto e ammiraglia, c’è Argentin che li fredda con una “pistolettata” d’autore.
Due anni dopo, nel 1989, Argentin deve cedere alla potenza in salita di svariati corridori con van der Poel che può festeggiare, mentre nel 1991 torna protagonista sulle strade di Liegi forte della conquista della Freccia il mercoledì precedente: il quarto e ultimo sigillo in carriera arriva ancora una volta in volata su Criquielion, Sorensen e un insolito Indurain stranamente competitivo nelle corse di un giorno.
Vinceremo la Decana per altre sei volte: due di fila con Michele Bartoli (1997-1998), due con Paolo Bettini (2000 e 2002), una con Rebellin nel 2004 e una con Danilo Di Luca nel 2007. Ebbene sì, non vinciamo la Liegi da tredici anni, anche se ci siamo andati vicini in due occasioni: con Nibali nel 2012 e con Formolo lo scorso anno. Chissà quando torneremo a gioire su questo grande traguardo.
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