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Giro d'Italia 2023: il percorso (tappe 16-21)

Ultima settimana all’insegna della salita: il duro trittico che precede la passerella finale romana deciderà una corsa che promette grande spettacolo sulle Dolomiti e sul Lussari.
4 May 2023

L’ultima e decisiva settimana del Giro riserva, come da tradizione, le maggiori difficoltà e si comincia subito con un tappone trentino da non sottovalutare. Si tratta della sedicesima tappa, la Sabbio Chiese-Monte Bondone di 203 km. I primi 60 km della terza settimana di corsa voleranno velocemente lungo la provincia di Brescia per poi entrare in Trentino a Riva del Garda. Da qui in poi non si avrà letteralmente più respiro a partire dal Passo di Santa Barbara (12,7 km all'8,3% di pendenza media, 1ª categoria). Seguirà una corta discesa con breve risciacquo verso il Passo Bordala (4,5 km al 6.7%, 3ª categoria). A quel punto i corridori, dopo aver passato Rovereto, torneranno a salire verso il 2ª categoria del Matassone; seguirà una discesa con numerosi tratti di contropendenza che porteranno il gruppo a Noriglio; da qui si risale subito verso il 2ª categoria di Serrada (17,7 km al 5,5%), al cui scollinamento mancheranno solo 49 km alla conclusione. Finita la discesa, ci saranno 8 km di pianura che non vanificheranno granché dato che la salita più ardua di giornata deve ancora arrivare. Infatti, superato il traguardo volante di Aldeno inizieranno i lunghissimi 21,4 km al 6,7% del Monte Bondone, la vetta che sovrasta Trento e che risulterà decisiva per l’esito della tappa: occhio alla seconda parte dell’ascesa, con l’8,2% di pendenza media tra il km 11,9 e il 19,8, che costituiranno il momento giusto per attaccare, mentre gli ultimi 2 km presenteranno pendenze più dolci, attorno al 3%. Questa tappa va attenzionata per due motivi: scalare il Bondone dopo tutte queste difficoltà sarà complicato e, spesso, dopo il giorno di riposo i danni si moltiplicano.

Il percorso di questo Giro d’Italia ha visto spesso e volentieri tappe per velocisti con una prima parte abbastanza complicata. Ecco, la frazione numero 17 non porrà invece problemi ai velocisti rimasti in gruppo. Si tratterà, infatti, dell’annuale appuntamento con il cosiddetto “tappone della Pianura Padana”, quest’anno in una forma ancora più ben vista dai corridori poiché la prima metà, attraverso le province di Trento e Vicenza, sarà costantemente in discesa. Arrivati nella provincia trevigiana il “tavolo da biliardo” andrà ad appiattirsi sempre più per una volatona, la penultima di questo Giro, che nonostante la collocazione in terza settimana, verrà quasi sicuramente disputata (soltanto una forte bora adriatica potrebbe cambiare le carte in tavola) sul traguardo di Caorle.

Il Giro però si deciderà nelle successive ultime tre tappe dure, iniziando dalla numero 18, da Oderzo a Val di Zoldo, per un totale di 161 km questa volta ben disegnati. Dopo la partenza nella piana, il primo importante crocevia è il Passo della Crosetta (11,6 km al 7,1%, 1ª categoria) che farà entrare la corsa nel bellunese. Dopo aver attraversato Pieve d’Alpago, si risalirà la vallata del Cadore fino a Venas di Cadore per un totale di 50 km con breve impennata in mezzo a Pieve di Cadore, sede del traguardo volante. Dopo una breve discesa inizierà una delle sequenze di salite senza tregua meglio disegnata di questo Giro. Si parte da quella con maggiore difficoltà, la Forcella Cibiana (9,6 km al 7,8%, 1ª categoria) con la seconda parte costantemente sopra il 9%. Dopo la veloce discesa mancheranno solo 14 km alla conclusione e si ricomincerà a salire verso il durissimo Coi (5,8 km al 9,7%, 2ª categoria) che non presenta un santuario in cima, ma su quelle pendenze il rapporto col divino si sente parecchio. Per concludere “in bellezza” abbiamo poi 2,6 km al 6,4% non categorizzati verso la Val di Zoldo, che se si è finita la benzina potrebbero rappresentare un discreto calvario.

Ultima tappa di montagna in linea la diciannovesima, che risponde al nome di Longarone-Tre Cime di Lavaredo, ma che nell’immaginario collettivo rappresenta il tappone dolomitico per definizione. I 183 km di percorso iniziano tranquillamente per i primi 20 km, pressoché pianeggianti, e saranno l'unico momento piatto di una giornata campale. A quel punto la corsa inizierà a risalire l'Agordino, quindi i corridori affronteranno il fastidiosissimo falsopiano che man mano sale sempre più duramente fino ad arrivare, al km 87,4, al Passo Campolongo (salita che da Arabba misura 3,9 km al 7%, 2ª categoria). Una breve discesa porterà la corsa in Alto Adige; nemmeno il tempo di accorgerci che la discesa è terminata che vedremo i corridori ricominciare a faticare scalando il Passo Valparola (14,1 km al 5,6%, 1ª categoria) con scollinamento a 2196 m sul livello del mare che condurrà definitivamente la corsa in provincia di Belluno. Seguirà una discesa di circa 12 km, subito dopo breve strappetto di circa 1 km a cui seguirà una brevissima discesa verso Selva di Cadore, da cui inizierà la salita più difficile (per lunghezza e pendenze) di giornata, vale a dire il mitico Passo Giau (9,9 km al 9,3%, 1ª categoria), scalato dal versante classico (più duro), che con i suoi infiniti tornanti è una di quelle salite che più incarna lo spirito del ciclismo. Allo scollinamento mancheranno solo 40 km all’arrivo, con la discesa verso Cortina che si esaurirà ai -22 km e contemporaneamente darà inizio, senza un attimo di tregua, alla penultima salita di giornata, vale a dire il Passo Tre Croci (7,9 km al 7,2%, 2ª categoria). Al termine della salita, che farà rientrare la corsa nel Cadore, ci sarà una breve e non pendente discesa, per poi prendere la strada verso Misurina, che per circa 2 km sarà una specie di falsopiano (sempre in salita comunque) ossia qualcosa di praticamente sconosciuto ai corridori nei precedenti 100 km. A 7,2 km dalla conclusione, lasciato alle spalle il Lago di Misurina, inizierà la leggendaria salita finale verso il Rifugio Auronzo, sotto le mitiche Tre Cime di Lavaredo. Ovviamente è un’ascesa di 1ª categoria, con una pendenza media del 7,6% più che mai falsa, poiché appena iniziata la salita c’è un tratto di 1,4 km al 10,6%; seguiranno 2 km divisi fra discesa al 6% e salitella al 3,9%. Arrivati ai -3,9 km dalla vetta inizierà il vero inferno, con una pendenza media dell’11,7% che rimarrà tale sino all’arrivo. Una giornata infinita, in totale 5400 m di dislivello che corse come il Tour de France (per fare un nome) possono solo sognarsi e noi tutti sul divano o per strada potremo vivere assistendo a una delle tappe potenzialmente più belle della storia recente del Giro, con il vincitore di tappa che succederà a un certo Vincenzo Nibali, ultimo trionfatore su questo arrivo nell'ormai lontano 2013.

Dopo questa due giorni quasi interamente veneta davvero spettacolare, la classifica generale vivrà ancora un ultimo e importante scossone con quello che è un vero e proprio esperimento, la cronoscalata Tarvisio-Monte Lussari di 18,6 km. La cronometro sarà divisa in due parti: i primi 11 km saranno leggermente ondulati, quasi pianeggianti, mentre i secondi 7,5 km saranno infernali. Si parte subito con 4,9 km che hanno una pendenza media (!) del 15,3% attraverso il bosco, praticamente da ribaltamento; seguirà, appena usciti dalla vegetazione, 1 km di respiro al 4% prima dell’impennata finale. A questo punto mancheranno soltanto 1500 metri al traguardo, inaugurati da una rampa da ribaltamento dove si raggiunge la pendenza massima del 22%, poi brevissima discesa all’8% e, infine, ultimi 150 m a salire al 16% fino alla linea d’arrivo. Da tenere a mente un fattore importantissimo che rincara ancor di più la dose in quanto a difficoltà: la salita verso il Monte Lussari non sarà in asfalto, bensì in cemento e sarà su questo fondo che si deciderà in maniera definitiva la classifica generale.

Infine, dopo cinque anni dall’ultima volta, il Giro torna nella Capitale, per una tappa finale che fungerà da passerella su un circuito che farà stropicciare gli occhi a noi spettatori e anche agli addetti ai lavori, che non sapranno resistere al fascino della Città Eterna. Sul fronte puramente ciclistico, la tappa altimetricamente non dice nulla, essendo completamente pianeggiante. Si parte dalla zona dell'Eur in direzione sud-ovest per poi rifare la stessa strada in direzione opposta. Arrivati al centro di Roma, si transiterà per la prima volta sul traguardo di via dei Fori Imperiali al km 44,4 sui 126 km totali. Seguiranno 6 giri nel circuito finale di 13,6 km che attraverserà le vie più importanti del centro città e che incoroneranno uno dei velocisti superstiti, i quali avranno l'occasione di sprintare sugli 800 m del rettilineo finale con fondo fatto da sampietrini (all'insegna della sicurezza). Terminata la tappa, all'imbrunire, finalmente i corridori, vincitori e vinti, potranno festeggiare la fine di un Giro comunque duro ma non durissimo e che avrà una degna conclusione, con il tramonto romano che farà calare definitivamente il sipario sull'edizione 106 della Corsa Rosa.

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